La BCE, come da attese, ha scelto di non modificare l’attuale tasso guida, con il tasso centrale (refi) che resta allo 0%, con il tasso di rifinanziamento marginale stabile a +0,25% e con quello sui depositi a -0,4%. Tuttavia, non era certamente questa la scelta più attesa da parte dell’Eurotower.

Il mercato infatti non escludeva un commento esplicito riguardo ad una possibile proroga del programma di acquisto di titoli da 80 miliardi di euro mensili in seno al quantitative easing, che rimane in essere fino a marzo 2017. Nessuna novità, invece, sul fronte dell’entità degli acquisti, che rimangono stabili a 80 miliardi di euro per mese, né in riferimento alla struttura e alla tipologia degli stessi. Ad ogni modo, durante la conferenza stampa, nello spazio alle domande dei giornalisti, Draghi ha lasciato intendere delle aperture per cambiamenti futuri. Nel suo comunicato, infatti, la BCE ha confermato la volontà di poter estendere ulteriormente gli acquisti oltre il termine attuale, se necessario fino a che la dinamica dei prezzi si riavvicinerà all’obiettivo di inflazione desiderato; “vicino” al 2%. Ha altresì affermato che nei prossimi mesi rivaluteranno la situazione e se del caso procederanno senza indugio ad estendere la scadenza del Q.E. Insomma, tutto posticipato a dicembre.
Il giorno seguente, sembrerebbe che il mercato abbia riassunto e metabolizzato i vari comunicati e commenti degli ultimi due giorni ed ha reagito come se scontassero un possibile aumento del FED Funds, condizionando così la parte lunga della curva statunitense. Il rendimento decennale è passato in due giorni da 1.52 a 1.66%. Questo forte movimento ha spinto gli investitori a prendere profitto sui mercati azionari, causando un tonfo dello S&P 500 di quasi il 2.5%.

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